Superfarmaco per l'epatite C, rapporto choc in Procura: "Così Big Pharma ha diviso il mondo in quattro fasce di prezzo.
In India 1 euro a compressa, in Italia 45.000 per il Sofosbuvir: secondo una ricerca acquisita dal pm Guariniello, da vagliare, ciò avviene a causa di una spartizione del globo in quattro grandi settori a seconda di Pil e numero di malati. Il nostro Paese è in "prima fascia" Per stabilire a quanto vendere i propri medicinali per l'epatite C le grandi case farmaceutiche hanno ripartito i Paesi del mondo in quattro grandi blocchi: l'Italia si trova nella fascia più alta, quella in cui i prodotti possono essere proposti a un prezzo maggiore. E' quanto dice uno dei rapporti acquisiti dal Pm Raffaele Guariniello nell'ambito di un'inchiesta sulla disponibilità del Sofosbuvir, il "superfarmaco" contro l'epatite C. Secondo il resoconto, del quale il magistrato vaglierà il grado di attendibilità, le industrie si basano su parametri come il Pil e il numero di malati. Per l'Italia la stima è che ci siano un milione e mezzo di persone "potenzialmente infette" dal virus dell'epatite C. Ecco perché si trova nel blocco più "elevato" assieme a Paesi come gli Stati Uniti e il Giappone. Nel secondo blocco - sempre secondo quanto è riportato nelle carte in mano al magistrato - figurano Paesi come la Cina, la Russia e il Brasile; nel terzo sono citati a titolo di esempio Indonesia e Pakistan, nel quarto e ultimo Congo, Etiopia e Uganda. In India una compressa costa appena un euro. Quando devono confrontarsi con le autorità sanitarie locali, le industrie stabiliscono il prezzo del prodotto e intavolano la trattativa sulla base di questa classificazione. Negli Stati Uniti il trattamento completo di "'superfarmaci" contro l'epatite C costa 84mila euro. Guariniello, assieme ai carabinieri del Nas e alla sua squadra di polizia giudiziaria, non si sta occupando dell'efficacia del Sofosbuvir, ma del suo impatto nelle casse del sistema sanitario del Piemonte, che avrebbe provocato ai pazienti gravi difficoltà per ottenere le cure: i costi sono molto alti e non sono alla portata dell'amministrazione regionale. Il fascicolo, che si occupa per ora di 75 morti sospette, è aperto per il reato di omicidio colposo, lesioni colpose e omissione di cure: si cerca di capire se ci siano stati casi di pazienti deceduti per non aver potuto accedere al "superfarmaco". Una ventina sono le cartelle cliniche al vaglio degli esperti.